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Porto visto por Vittorio Bianco

Porto visto por Vittorio Bianco

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1940

VITTORIO Bianco é um fotógrafo napolitano atento às possibilidades criativas e expressivas da linguagem fotográfica aplicadas ao lugar onde vive. Conheceu o Porto e Vila Nova de Gaia no âmbito do 5.º Festival Internacional de Fotografia de Avintes, onde participou com quinze trabalhos. Diz que o Porto é muito semelhante a Nápoles, que temos uma perceção positiva da vida e que somos orgulhosos da nossa história. Ficou impressionado com as luzes da cidade: il spettacolo più bello è di sera, quando i balconi della vostra città vengono illuminati. Grazie tanti Vittorio.

Por Paulo Moreira Lopes

1 – Data di nascita e cittadinanza (comune e provincia)?

Nato il 22-04-1961 a Napoli in Italia.

2 – Residenza attuale (comune e provincia)?

Residenza: Via Gabriele Jannelli  N. 574   C.A.P. 80171.

3 – In quali altri luoghi ha vissuto in modo stabile?

Sono vissuto sempre a Napoli, tranne brevi periodi in Germania.

4 – Conoscenze letterarie?

Ho continuato i miei studi fino al terzo anno di scuola superiore in un istituto tecnico industriale che ho lasciato nello stesso anno per partecipare a una selezione di un corso di fotografia industriale in un’azienda grafica professionale.

La mia unica qualifica è quella di un fotografo industriale.

5 – Attività professionale?

La professione che svolgo riguarda la vendita di prodotti di elettronica, in particolare tecnologie fotografiche e telefoniche per centri di grossa distribuzione.

La mia qualifica di studio è un diploma di qualifica come fotografo industriale.

6 – In quale misura il luogo dove è nato ed ha vissuto o in cui vive, ha influenzato la sua vita artistica?[1]

Sono nato nel 1961 e ho iniziato a lavorare all’età di sei anni, epoca in cui gli effetti della seconda guerra mondiale continuavano ad evidenziare una città martoriata da mille difficoltà.

Senza Il nutrimento di sentimenti  umani rimaneva ben poco da vivere, il lavorare per strada mi ha fatto crescere un seno empatico e spirituale che mi ha enormemente aiutato a crescere artisticamente e umanamente.

La sopravvivenza, la storia, le rughe della vita del mio popolo non sono molto diverse da quelle esistite cento,mille, duemila anni fa, attraverso queste vite e le metamorfosi di questa mia città scopro la mia origine, esse sono la mia benedizione e la mia sofferenza.

I splendori e le contradizioni delle varie culture che si sono alternate nella mia città sono tutto quello che mi circonda, questa è per me una sostanza, un brodo primordiale che si trasforma in un corpo e una anima di cui faccio parte,  la fotografia è il tramite per comunicare con questa grande coscienza.

Vi sono luoghi speciali che hanno avuto uomini speciali, artisti, poeti, ingegneri, condottieri, rivoluzionari e pensatori  e quasi sempre sono stati luoghi con un porto di mare.

Dai porti di mare arrivano e partono uomini con idee che fanno la differenza, uomini che con la loro forza di volontà, i loro sogni, le loro conoscenze, la loro percezione artistica e di visione del mondo, trasformano l’ambiente biologico, culturale, linguistico e urbanistico dei luoghi nel mondo.

Dopo l’ ultimo conflitto mondiale è mancato quel momento di pausa riflessiva necessaria a ripristinare ciò che era stato danneggiato umanamente e socialmente,  con i ritmi di ricostruzione urbanistica e i nuovi criteri tutti mirati ai profitti di produzione e consumo si sopprimevano  importanti testimoni di cultura storica.

Basta pensare a tutte le piccole ma importanti case editrici europee che formavano una enorme genetica culturale che sono state stritolate dai grandi gruppi editoriali di oltre oceano, più attente ai profitti che al rispetto delle nostre origini.

In questo contesto sono stato testimone durante la mia crescita della trasformazione ambientale dei miei luoghi e della mia casa, il mio fotografare è leggere le superfici, le materie che compongono la città, attraversare le anime degli abitanti per vedere di loro ciò che spesso non percepiscono di se stessi.

E’ una pratica molto delicata, quasi esoterica, significa entrare in contatto con il non visibile e lasciare che siano i simboli, le tracce, i segni, i richiami e gli echi a condurmi in un territorio dove la città e la gente non sono più luogo e abitanti, ma narratori e scrittori di una storia che nessuno può sapere in che modo si potrà trasformare.

7 – Quando pensa alla città ed alla regione di Porto di cosa si ricorda immediatamente?

Di Porto ricordo il suono delle voci come un spartito musicale ben scritto, il salire e scendere delle strade con un senso di piacere per il corpo,  i volti delle persone con uno sguardo emotivo non sfuggente, una percezione positiva della vita, un popolo di sano orgoglio e cosciente della sua grande storia.

8 – Ha già visitato Porto? In caso di risposta affermativa, per quale motivo e quale idea le è rimasta della città e della sua regione?

In quei pochi giorni in cui ho avuto il piacere di soggiornarvi ho avuto solo esperienze ottime, non voglio esaltare nulla, anche da voi potrei avere difficoltà di comunicazione, ma il vostro animo è speciale, Porto per certi aspetti somiglia molto a Napoli, ma avete le idee molto chiare su chi siete, e mi piace molto come le sostenete le vostre origini.

Il spettacolo più bello è di sera, quando i balconi della vostra città vengono illuminati e si trasformano come delle lettere che formano una forma di scrittura armonica.

Mi sono mosso anche in periferia e ho incontrato quello che mi ha confermato la qualità della dimensione umana che mi stava intorno, tutte persone con una voglia di agire e costruire, di trasformare ma con il carattere secolare che vi contraddistingue e con inoltre un bellissimo senso di autoironia.

Il prossimo viaggio dovrà durare più a lungo e dovrà essere autonomo nei movimenti per fare in modo di vivere esperienze anche più profonde.

9 – Quale è il suo indizzo nel web/blogsfera per permetterci di seguirla?

Il mio profilo Facebook è Vittorio Bianco

Il mio indirizzo email è  vitrealvit@gmail.com

Il mio sito è www.vittoriobiancophoto.com

[1] La domanda presuppone una difesa della teoria del possibilismo geografico (o ecologismo umanista) di Vidal de La Blache, seguita successivamente in Portogallo da Orlando Ribeiro, nella quale i contesti (paesaggio, fiumi, montagne, pianure, città e, aggiungiamo, linguaggio, dialetto, festività, religione, storia) influenzano (chi può sapere se in qualche caso determinano?) le opzioni professionali e artistiche dei naturalizzati in tali luoghi.

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